Attualità Redazione 13 Aprile 2024 (0) (34)

Rubrica Legale – Un avvocato può avvalersi dell’obiezione di coscienza e decidere di non accettare un incarico?

Rubrica a cura dell’avv. Silvia Boccafogli, Vicolo dell’Oro 4 – Velletri (Rm) tel 069641195

Avvocato, un legale in quali casi può rifiutarsi di difendere qualcuno?

Gentilissimo Lettore, l’obiezione di coscienza intesa come quella prevista per i medici, non si estende ai difensori di fiducia, che in quanto liberi professionisti hanno sempre la possibilità di rifiutare un incarico se non si trovano in una situazione di serenità. In realtà problemi sorgono con gli avvocati d’ufficio, che sono tenuti per legge a prestare assistenza. Le “incompatibilità” a cui va incontro un legale talvolta possono davvero essere laceranti, in quanto non dimentichiamoci mai che il diritto di difesa è sacrosanto ed ovviamente ne riconosciamo l’importanza, insieme al principio di non colpevolezza.
Un dilemma da risolvere, in tanti casi, chiedendo consiglio magari all’Ordine di riferimento. Ad un avvocato penalista accade di assistere una volta l’aggressore e un’altra volta la vittima, ovvio che se difende un reo confesso, la sua posizione può essere scomoda, ma il ruolo dell’Avvocato è quello di garantire al cliente un processo equo. L’avvocato non dà giudizi morali, ma cerca di rendersi utile per il suo assistito. Se un avvocato invocasse impedimenti morali a difendere un cliente, colui che prendesse il suo posto sarebbe certamente visto, perlomeno dall’opinione pubblica, come un professionista cinico e senza scrupoli.


Anche a discapito della sua reputazione. È un fatto certo che, soprattutto per alcuni crimini che urtano la sensibilità comune più che in passato e in una società che usa i social media come una gogna, difendere magari un reo confesso qualche problema di “cattiva stampa” lo può causare. Ma non c’è spazio per conflitti di coscienza (o per lo meno, non così spesso) se si svolge seriamente il proprio lavoro, in quanto è normale per un professionista preoccuparsi della propria reputazione, ma la pubblicità negativa dovrebbe arrivare solo se non si conduce bene un processo. Se si accetta di difendere ad esempio un femminicida o un reo confesso, lo si fa fino in fondo, senza riserve mentali o scrupoli di coscienza. Perché questo richiede il ruolo dell’avvocato e perché altrimenti si rischia di sostituirsi al giudice, costituendo un pre-giudizio per l’assistito. C’ è una “pericolosa ombra” che accompagna da sempre il mestiere del penalista: la sua “coincidenza” nell’opinione pubblica e talvolta nelle cronache giornalistiche con la posizione dell’accusato. Soprattutto in casi di crimini ripugnanti come ad esempio appunto un femminicidio (ma possiamo citare il caso dei criminali nazisti, dei brigatisti o dei mafiosi), il rischio è che il difensore venga identificato con il suo assistito, come se la tutela del diritto costituzionale di difesa divenisse di fatto difesa del crimine stesso.


In un ordinamento democratico e liberale non vi è spazio per decisioni sulla libertà personale prese al di fuori del processo e senza la presenza, indefettibile, del difensore. L’Avvocato non difende mai le azioni dell’accusato, ma il suo irrinunciabile diritto ad un processo giusto, celebrato nel pieno rispetto delle regole. Nel difendere il diritto ad un processo giusto anche per l’ultimo degli imputati del più grave ed odioso crimine, l’Avvocato è posto a tutela di diritti fondamentali che appartengono a tutti, perché non ammettono deroghe ed eccezioni. Un crimine non è uguale a un altro. Nemmeno un criminale, o presunto tale, è uguale a un altro. Ma tutti, dal ladro di polli al serial killer, hanno diritto a essere assistiti da un avvocato, perché «la difesa è diritto inviolabile», come recita l’articolo 24 della Costituzione. Il principio del diritto alla difesa in capo anche al più abietto dei criminali è introiettato nella società italiana.


È ormai una triste consuetudine che, in occasione di ogni fatto di sangue, si scatenino puntualmente delle violentissime campagne d’odio, non soltanto nei confronti di coloro che sono accusati del reato, ma anche dei loro difensori. Ciò che differenzia uno stato barbaro da uno stato civile è proprio l’inderogabilità del Diritto di Difesa: chiunque sia accusato di qualsiasi reato, anche il più grave, per essere punito deve prima avere un processo giusto con un difensore che lo assista, perché il suo diritto di difesa sia garantito. Il difensore svolge una funzione voluta dalla nostra Costituzione come sacra, non può e non deve mai essere assimilato al suo assistito, così come non vi è alcuna differenza tra l’avvocato che assiste l’imputato e l’avvocato che assiste le persone offese.